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OPITERGINA ALÈ INTERVISTA MISTER MASSIMO MUZZIN

08-04-2018 08:00 - Società

Essere pronto è molto, saper attendere è meglio, ma sfruttare il momento è tutto. Sembra stata messa insieme e cucita su misura apposta per Massimo Muzzin questa massima espressa dallo scrittore austriaco inventore del monologo interiore, Arthur Schnitzler. E d´altronde, se ci si sofferma a osservare un attimo con attenzione il percorso didattico sportivo finora compiuto dal nostro nuovo tecnico, si potrebbe affermare che non avrebbe potuto essere diversamente. Classe ´76, originario di Pordenone, mister Muzzin infatti dopo aver forgiato il suo giovane talento nel dirigere gruppi di undici uomini alla Juniores del Tamai, alla Virtus Roveredo, al Prata e alla Sanvitese e aver conosciuto il gusto del successo all´Edmondo Brian, non solo ha dato poi prova di grande pazienza attendendo per 6 mesi la chiamata giusta. Ma, subentrato in corsa a Simone Piovanelli, lo stesso coach friulano è riuscito ad approfittare del cambio tecnico imprimendo quell´umiltà, quella serietà, quella cultura del lavoro e quel divertimento che stanno per permettere alla squadra di ottenere il magico dabliu, 3° posto campionato e Coppa Promozione. Un impegno straordinario che abbiamo pensato meriti di essere sottolineato andando a svelare i segreti di questo mister "venuto da lontano".

DOMANDA: Mister, è vero, nel mondo attuale quasi interamente colonizzato dalla tecnologia, la lontananza non è un problema. Tuttavia anche nel pianeta del pallone la distanza non sembra più farsi sentire così tanto davanti alla passione. Infatti dall´Edmondo Brian (società presente in Friuli) lei è arrivata all´Opitergina. Ovvero uno storico club trevigiano che, come la sua ex società, è quasi sul punto di vincere qualcosa. Cosa l´ha spinta ad accettare la richiesta di questo team? Ora che ha conosciuto più da vicino i suoi nuovi allievi e la macchina organizzativa dell´ambiente, qual è la sua impressione sull´Opitergina?

RISPOSTA: Dopo l´esperienza vincente di Precenicco cercavo nuovi stimoli e un ambiente che avesse fame di successi con progetti ambiziosi. Vincere non è mai facile, presuppone che tutti i dettagli siano curati con grande attenzione. A distanza di 2 mesi capisco di essere stato molto fortunato dell´opportunità che mi è stata data, ne sono sempre più convinto. Più conosco l´ambiente e più capisco di essere arrivato nel posto giusto per mentalità, ambizioni e qualità calcistiche, sia dal punto di vista societario che per quanto riguarda il materiale umano a disposizione. Ho una rosa di assoluto valore nel contesto della Promozione veneta. La società ci è molto vicina e non ci fa mancare nulla, inoltre mi ha permesso di coinvolgere i miei collaboratori, Stefano Quaia e Massimo Turrin, che insieme a Mauro Biasi compongono il mio team tecnico. Sin da subito abbiamo creato un buon clima costruttivo e dinamico. Mi piace pensare che questo sia un altro piccolo segreto per fare grandi risultati.

DOMANDA: "Il lavoro di squadra divide compiti e moltiplica il successo". Essendo anonima non possiamo scoprire chi abbia espresso tale riflessione, però tutti noi sappiamo quanto questa affermazione sia una delle leggi che governano l´universo dello sport e non solo. Tuttavia per aumentare il successo è necessario che un gruppo non solo riesca a dividersi i compiti, ma abbia anche un certo livello di organizzazione. Adesso che ha avuto più tempo per osservare le prestazioni dei nuovi atleti come le sembra la rosa capitatale tra le mani?

RISPOSTA: Come dicevo, sono consapevole di avere un gruppo di altissimo valore con giocatori che potrebbero tranquillamente calcare campi di categorie superiori. Logico che per entrare in corsa, a 10 giornate dalla fine, non ti consente di intervenire come vorresti dal punto di vista tecnico tattico. Ho quindi cercato di apportare solo pochi piccoli accorgimenti, soprattutto per quanto riguarda l´aspetto difensivo, che ritenevo fondamentali nella logica di cercare di fare buoni risultati. Poche regole, ma ben definite. Sono certo che questa squadra potrebbe esprimersi su livelli di gioco nettamente più alti creando anche un maggior spettacolo che sicuramente renderebbe più felici chi ci segue, ma allo stesso tempo so che per fare questo ci vuole molto tempo che oggi non abbiamo. Per cui mi accontento di quello che stiamo facendo visti i risultati fin qui ottenuti in questo, seppur breve, scorcio di campionato.

DOMANDA: Come ogni insegnante ha il suo metodo per trasmettere il proprio sapere agli alunni, così ciascun allenatore ha la sua tecnica per trasferire in campo ai giocatori la personale visione di gioco e l´esperienza accumulata negli anni. Al di là di quel preciso riferimento chiamato modulo, qual è la sua idea di calcio in generale? Cioè, come vorrebbe che sapesse sempre giocare la squadra? Predilige di più l´offendere o il difendere?

RISPOSTA: Il bravo allenatore è quello che mette i suoi giocatori nelle condizioni migliori per esprimersi da tutti i punti di vista, sia dentro che fuori del campo. Tatticamente poi deve essere bravo nel capire in quale posizione uno esprime il suo 100%. Il modulo è solo una conseguenza di questo. Per quanto riguarda il gioco, credo che tutti noi mister vorremmo veder giocare la nostra squadra come il Barcellona o come il Napoli, ma poi, a volte, devi scegliere se giocare un po´ meno bene e vincere, come fa la Juventus. Io sposo di più questa filosofia. Se posso, voglio vincere sempre anche se questo comporta qualche rinuncia in termini di gioco. Sia chiaro che si deve trovare il giusto compromesso. In assoluto non vado matto del possesso palla a tutti i costi, mi piace un calcio più sintetico.

DOMANDA: Che siano piccoli o grandi, appassionati sportivi o no, al giorno d´oggi in genere molte persone scelgono e tengono nel loro cuore un idolo su cui basarsi per alimentare i propri sogni. Personalmente ha per caso anche lei adottato un modello di riferimento, magari qualche collega del professionismo (di Serie A o nel campo internazionale) a cui si ispira? E se sì, perché proprio quel tecnico?

RISPOSTA: In Italia abbiamo tecnici a livello mondiale, ognuno con le proprie qualità. Ne cito alcuni che mi piace osservare: Allegri, Spalletti e Ancelotti su tutti. Di fatto seguo molto di più i mister delle serie minori: uno dei migliori è sicuramente Bruno Tedino. Ho avuto modo di seguire spesso il Pordenone negli ultimi anni e quello che aveva costruito era fuori dal normale. Poi Mauro Zironelli che seguivo ai tempi di Sacile. Se dovessi scommettere direi che nei prossimi anni li vedremo entrambi in Serie A. Menziono ancora due mister che per me hanno avuto un ruolo fondamentale: mister Ermanno Tomei e mio papà: i miei grandi maestri sono stati loro. Non ho un modello unico, se posso provo a rubare il meglio a tutti.

DOMANDA: Dopo aver conosciuto un po´ meglio l´area del suo cuore sportivo, proviamo ad aumentare il raggio delle considerazioni. Appena arrivata si è ritrovata a dover condurre il gruppo oltre un ostacolo non così insormontabile come il San Gaetano, d´accordo, ma poi sulla vostra strada in campionato avete incontrato in un colpo solo Noventa, Conegliano e Caorle La Salute in trasferta e Fontanelle e Vazzola in casa. Insomma, tutti problemi non molto semplici da risolvere. Tenendo conto anche del girone che ha affrontato in Friuli per cercare di fare un eventuale confronto, come giudica il livello di questa Promozione? Qual è secondo lei il club più difficile da contrastare al momento?

RISPOSTA: Sono nuovo del Veneto; di fatto credo che la differenza in termini tecnici sia che qui ci sono tante più squadre molto attrezzate per fare campionati di prestigio e puntare a vincere e questo fa aumentare il livello del campionato. Poi vedo sicuramente maggiore seguito e organizzazione, fermo restando che dove stavo era probabilmente una delle società maggiormente organizzate del Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda i team antagonisti, purtroppo, non ho avuto l´occasione di scontrarmi con Portomansuè e Treviso. Di quelle viste finora, il Fontanelle è stata sicuramente quella più tosta.

Luca Antonello

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