UNO CONTRO UNO: LUCA ANTONELLO VS MAURIZIO CODOGNO

02-09-2015 20:00 -


L’attesa è stata tanta, ma alla fine ne è... ben valsa! Dopo l’inevitabile "grande rivoluzione" esercitata in Prima Squadra, l’U.S.D. OPITERGINA ha ufficializzato anche l’ultimo "acquisto" di questa movimentata estate. Si tratta dell’ex allenatore del vivaio dell’Eclisse Carenipievigina, Maurizio Codogno che, con il suo nuovo ruolo di Direttore Tecnico del settore giovanile biancorosso, va ad occupare l’ultima delicata casella dell’organigramma societario. In attesa che venga finalmente schiacciato il pulsante "Start" della prossima stagione sportiva, siamo andati a conoscerlo meglio.

DOMANDA: Mister Maurizio Codogno, come dice il classico detto, "il mondo è piccolo". Ha appena lasciato la Sua Pieve di Soligo ed ora eccola ad Oderzo, a "soli" 33 Km. La Sua carriera umano-professionistica, tenendo conto pure dei trascorsi come giocatore, è stata così movimentata e ricca, che si potrebbe tranquillamente scrivere un romanzo su di essa. Immaginando di dover compiere un salto con la macchina del tempo, ci potrebbe, gentilmente, per favore, riassumere brevemente le sequenze principali della sua vita sportiva, raccontare quali sono stati, secondo Lei, gli episodi più belli che, da giocatore o direttore tecnico, Le hanno lasciato il segno, ed, infine, svelare i motivi che l’hanno spinta a sciogliere un legame, quello con l’Eclisse, che sembrava indissolubile?

RISPOSTA: La mia carriera, come calciatore, è iniziata nel settore giovanile del Calcio Treviso a 11 anni (una volta era questa l’età in cui si iniziava a giocare a calcio). Abitavo non molto lontano dallo stadio Tenni e gli allenamenti andavo a farli a piedi. Eravamo un gruppetto di amici tra i quali anche l’attuale mister della prima squadra dell’OPITERGINA, Vanni Moscon.
Ho esordito a 18 anni nell’allora serie D, in un Treviso-Mestrina che, a quell’epoca, registrò record di presenze, con circa 12.000 spettatori. Una giornata da brividi.
Dopo una breve apparizione al Calcio Padova, sono rientrato a Treviso per un’altra stagione e poi mi sono trasferito alla Pievigina. Due anni a Pieve, poi in una partita a Portogruaro, ho subito un grave infortunio ai legamenti del ginocchio sinistro.
È "per colpa" dell’infortunio che ho cominciato a fare l’allenatore. Sono stato alla Pro Piave (4 anni), al Fulgor Trevignano (3 anni), alla Pievigina (2 anni), al Treviso (3 anni), al Montebelluna (2 anni), ed, infine, Pievigina ancora per 24 anni consecutivi.
Sono stati anni vissuti intensamente e di cui conservo ricordi bellissimi, sia per gli episodi sia per gli amici che mi sono fatto.
Se proprio dovessi ricordare qualche evento in particolare, mi viene in mente la partita di finale per il titolo italiano del torneo "Berretti", persa con il Treviso contro il Velletri. Poi, pensando che sono a Oderzo, una partita di recupero giocata infrasettimanalmente contro l’OPITERGINA, sul campo vecchio, finita 1 a 0 per la Pievigina e gol del sottoscritto. La vittoria ci diede i 2 punti utili alla salvezza.
Da allenatore, molti sono gli episodi e, soprattutto, i ragazzi di cui serbo grandi ricordi. In particolar modo, non posso dimenticare di aver giocato tre partite contro il Padova dove giocava allora Alessandro Del Piero. Un pareggio e due sconfitte con 4 gol dell’astro nascente Alessandro Del Piero (allenavo i giovanissimi regionali 1974 del Montebelluna). 24 anni a Pieve, se ci penso, sono tanti, ma sono volati, perché le motivazioni sono sempre state tante e i presidenti e i dirigenti che ho avuto hanno sempre sorretto e incrementato questo progetto; è arrivato, però, il momento in cui ho sentito la necessità di avere nuovi stimoli e, con i dirigenti dell’Eclisse Carenipievigina, ho programmato una serena chiusura del rapporto di collaborazione.


DOMANDA: A proposito di Eclisse Carenipievigina, in quest’ultima edizione del campionato di Promozione, il Suo "grande amore", per quanto riguarda la Prima Squadra, si è rivelata essere una delle squadre più sorprendenti: nella regular season è riuscita a tagliare il nastro del secondo posto con 32 punti, ovvero solo 8 in meno del Real Martellago, prima di sfiorare la salita in Eccellenza, ai paly-offs, con il Cornuda Crocetta. Un obiettivo che è stato ugualmente "eclissato", in virtù del ripescaggio. Da storico frequentatore di tale realtà, ha previsto un simile dolce epilogo, oppure è stato un finale a sorpresa anche per Lei?

RISPOSTA: Il salto di categoria della Pievigina, anche se avvenuto non sul campo, è frutto di una programmazione. Già l’anno scorso ci eravamo andati vicini. Gli interventi sul mercato, fatti anche a Dicembre di quest’anno, sono serviti alla causa. Molto positivi soprattutto gli inserimenti dei giovani in Prima Squadra, vedi Alessio Frezza, un ragazzo del ‘96 proveniente dal vivaio, autore di 12 reti e Alessio Munarin altro ragazzo del settore giovanile, ormai da due stagioni in pianta stabile in Prima Squadra.

DOMANDA: Un’indimenticabile intensa storia scritta inizialmente, in prima persona e, poi, dietro le quinte del settore giovanile, durata 25 anni che l’ha fatta diventare un vero Ferguson dei giovani. Nonostante questo intramontabile passato, ora ha ricevuto una nuova responsabilità, poiché adesso istruirà altri ragazzi, quelli dell’U.S.D. OPITERGINA. In tal senso, Lei ha già avuto, in parte, la possibilità di rapportarsi con l’adulta atmosfera che regola questo giovanile mondo, un preambolo apparentemente semplice, ma, in realtà, fondamentale per comprendere gli individuali equilibri del serbatoio. Alla luce di ciò, è, per caso, riuscita a farsi un’idea complessiva sulle sfide che l’aspettano?

RISPOSTA: Oderzo è sempre stata una piazza che mi ha attirato, perché ha alle spalle 22.000 abitanti, perché ha un impianto e una struttura all’avanguardia e poi, perché è storicamente zona da cui sono nati talenti calcistici; le zone calcisticamente "doc", sono il Vittoriese, il Montebellunese, la zona di Castelfranco e l’Opitergino. Questi sono stati i presupposti che mi hanno spinto a scegliere Oderzo quale zona adatta per proporre il mio programma. Sono molto motivato e certo di aver fatto la scelta giusta.
In questo primo mese, all’inizio, ho cercato di prendere coscienza e visione del nuovo ambiente.
Ho conosciuto dirigenti positivi e decisi ad appoggiare il programma che mi vedrà coinvolto, spero, per almeno 5 anni, ho conosciuto i genitori di tutte le squadre, dai quali ho cercato di cogliere le criticità e i pregi delle passate stagioni, ho iniziato a tessere qualche rapporto con i dirigenti delle società vicine, rapporti collaborativi estremamente importanti. Sono consapevole che la vicinanza di alcune realtà importanti sia ostacolo non da poco, soprattutto perché, pur essendo esempio di professionalità e organizzazione, stanno attuando, negli ultimi anni, un’azione di "depauperamento" di giocatori del territorio trevigiano. La maggior parte dei ragazzi, dopo qualche anno di esperienza, "bocciati", tornano indietro demotivati e difficilmente recuperabili.


DOMANDA: Il suo nuovo settore giovanile è già riuscito a sfornare alcuni interessanti prodotti, come Gianluca Dassiè, classe ‘93, Matteo Bonotto, classe ‘96 e Gianluca Bonotto, classe ‘95. Importanti risultati che incoraggiano ad andare avanti sulla strada intrapresa. Riguardo a ciò, tenendo conto del Suo arrivo e di tali vittoriosi precedenti, quali iniziative pensa che verranno prese per continuare a dare impulso alla costruzione del progetto e garantire, così, un’ulteriore espansione al sempre più vitale, "polmone verde"?

RISPOSTA: Come ho già detto prima, questo è un territorio importante, anche dal punto di vista dei talenti calcistici. Con la società ho parlato e abbiamo condiviso che questa deve essere la società "del fare":
- Organizzazione;
- Tecnici preparati, adatti alle categorie a cui vengono assegnati;
- Attività per avvicinare i ragazzini della zona alla nostra Scuola Calcio;
- Curare il rapporto con la Scuola Calcio Milan che è stato siglato l’anno scorso.
Questi, per sommi capi, sono le linee guida che ci siamo dati a breve e a lungo termine. Sicuramente, i risultati non saranno riscontrabili da subito, in quanto, chi lavora nel settore giovanile, sa bene che i riscontri positivi non sono immediati, ma frutto di perseveranza, di lavoro, di idee nuove.


DOMANDA: L’U.S.D. OPITERGINA ha varato un piano di ricambio generazionale, iniziato nel 2013, che ha, fin qui, vissuto fortune alterne. Il trionfale sprint iniziale, infatti, purtroppo, ha dovuto cedere il posto a un brutale stop dettato dalla prima parte della sfortunata stagione precedente, un brusco arresto, complicato anche dagli alternati addii dei precedenti direttori tecnici, Luigi Tonetto e Fabio De Martin. Tuttavia, il Suo arrivo ora, potrebbe dare quella tanto attesa definitiva continuità. Dall’alto della sua stessa navigata esperienza, quanto tempo ritiene che occorrà, per portare il progetto, settore giovanile, ai livelli auspicati dalla società?

RISPOSTA: Non conosco i motivi che hanno portato alcuni colleghi a interrompere il loro rapporto di collaborazione con l’OPITERGINA. Io ho maturato la mia esperienza di allenatore e di Direttore Tecnico in società importanti della Marca Trevigiana e sono convinto che i risultati positivi siano frutto di dinamiche collaborative tra addetti ai lavori e dirigenti della società. Quello intrapreso non sarà certamente un percorso facile, ma le sensazioni avute in questo mese sono positive. Il tutto, condito dalle emozioni e motivazioni che mi trasmettono da sempre i ragazzi che si presentano al campo accompagnati da sana passione, per un gioco bellissimo, mi fanno essere molto ottimista.

DOMANDA: Come dimostrato dal sest’ultimo posto ottenuto in campionato, dalla Juniores, dal parallelo piazzamento in classifica degli Allievi e dal 7° posto dei Giovanissimi, ci possono essere ancora ampi margini di crescita. In questo caso, quali sono i suoi obiettivi finali a lungo termine? Per caso è già riuscita a individuare papabili promettenti? E, in un prossimo futuro, c’è la possibilità che, con un po’ di pazienza e fortuna, salti fuori qualche talentuosa "stellina"?

RISPOSTA: Come ho evidenziato prima, la programmazione in un settore giovanile è fondamentale. Quando, un mese fa, sono arrivato a Oderzo, le classifiche sono state una delle prime cose che sono andato a vedere. Sicuramente, le classifiche qualche cosa la dicono.
Quando ho esaminato gli organici, (voglio dire esclusivamente nomi scritti sulla carta, dai quali non si evince la qualità delle squadre stesse) ho evidenziato il primo problema: annate completamente scoperte come quelle degli allievi 1999 e 2000, per cui è stato deciso di allestire una sola squadra e mi sono adoperato nel tentativo di rafforzarla con 7/8 giocatori che provengono da società limitrofe.
Annata Giovanissimi 2002 quasi del tutto scoperta (vedrò di correre ai ripari quest’anno calcistico). Evidentemente, negli anni scorsi, di programmazione non se ne è fatta molta e le ripercussioni si faranno sentire per qualche anno.
Per rispondere in merito alla qualità dei ragazzi che fanno parte della nostra Scuola Calcio, non vedo l’ora di iniziare con il lavoro sul campo, che, alla fine, è quello che mi darà riscontro sulle forze a disposizione.


Fonte: USD OPITERGINA