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OPITERGINA ALÈ INTERVISTA L'ATTACCANTE CARLO ZORZETTO

01-12-2019 08:00 - Società

"Ricordati di me..." Sembra che si sia lasciata guidare da queste parole trasportate dalle note della canzone senza tempo di Antonello Venditti la nostra società quando quest'estate si è mossa per ritrovare e riabbracciare Carlo Zorzetto. Un rapporto quello tra il prodotto del vivaio e il club del "leone biancorosso" ufficialmente interrottosi 5 anni fa, ma in realtà mai terminato davvero. Dopo essere stato preso in custodia dalla Gorghense e aver continuato la propria crescita mettendosi a disposizione di Portomansuè, San Donà, Liapiave e Prodeco Montello, anche il classe '93 alla fine si è lasciato guidare da un'altra melodia sempre di Venditti "certi amori non finiscono: fanno dei giri immensi e poi ritornano". Ed è tornato alla casa madre per trascinare la società che lo ha lanciato e terminare il lavoro che aveva lasciato in sospeso. Un obiettivo il quale, come stavano sottolineando i 7 gol "sparati" in 7 giornate, mostrava di essere tranquillamente alla portata del "Piatek trevigiano" prima che un infortunio lo costringesse proprio sul più bello ad abbandonare il campo. A volte però non tutto il male vien per nuocere così quello che a prima vista sembrava solo uno sciagurato imprevisto è diventata l'occasione per conoscere uno dei giovani più talentuosi del dilettantismo veneto.

DOMANDA: Zorzetto, chi non si allontana troppo a volte si può rivedere. Per la nostra società il suo arrivo è equivalso a un sonoro colpo estivo che ha permesso di mettere sull'avviso le nostre rivali riguardo le intenzioni riposte nel campionato. In realtà lei aveva già avuto l'occasione di misurarsi all'ombra del Torresin nella stagione 2013/2014. Dunque ha lasciato il club da giovane promessa e l'ha ritrovato da giocatore affermato. Quanto crede di essere cambiata lei in queste stagioni e quanto l'ambiente che l'ha lanciata e in quali aspetti?

RISPOSTA: Dopo aver lasciato Oderzo ho girato diverse squadre tra Eccellenza e Promozione e questo indubbiamente mi ha fatto crescere sia a livello calcistico che a livello umano, aumentando le mie consapevolezze. È da un paio d'anni che mi veniva data la possibilità di tornare all'Opitergina ma non ho accettato perché non ero convito, quest'anno già dai primi contatti avevo sensazioni diverse e positive perché il progetto è ambizioso e ci sono tutti i presupposti per fare una stagione importante! Ho ritrovato una società importante e sempre presente, organizzata e pronta a soddisfare ogni nostra richiesta. Per me è un piacere essere ritornato.

DOMANDA: Appena salutato i "leoni biancorossi" ha incrociato la Gorghense ed è stato subito amore al primo calcio visto che con i gialloverdi ha collezionato ben 24 gol. Poi ha fatto un altro salto di categoria trasferendosi nel Portomansuè, ma scambiando le squadre il risultato non è cambiato perché ha saputo confermarsi siglando altre 24 reti. In seguito l'avventura a San Donà prima di dividersi tra Liapiave e Prodeco Montello e rientrare alla base. Al di là delle soddisfazioni sportive, cosa ha imparato dal punto di vista tecnico ed eventualmente anche umano giocando in ognuna di queste squadre?

RISPOSTA: Nella mia breve carriera ho avuto la fortuna di confrontarmi con giocatori e allenatori importanti con alle spalle anni di esperienza in squadre di categorie superiori, ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa che mi ha aiutato a crescere tecnicamente e tatticamente e ancora di più umanamente. Il fare gruppo è un aspetto fondamentale perché poi fa la differenza in campo e secondo me questo spesso viene sottovalutato.

DOMANDA: Spostiamo ora lo sguardo sul suo habitat naturale, l'area di rigore. Da una parte Alcantara, instancabile nel macinare chilometri sulla fascia. Dall'altra Daniel, intrepida "staffetta" capace di aiutare con i suoi recuperi la mediana e supportare la spinta offensiva. Appena dietro De Freitas, abile nel sostenere con le sue "torri" le incursioni dei compagni e dialogare nello stretto. Prima che l'infortunio alla caviglia la stoppasse come si trovava a muoversi circondato da una simile scorta di attaccanti? C'era un collega di reparto con cui si intendeva meglio o è riuscita a sintonizzarsi bene con tutti?

RISPOSTA: Con i compagni mi trovo bene. Allenamento dopo allenamento ci si conosce e ci si fida sempre di più, l'intesa tra di noi aumenta e le giocate che proviamo vengono sempre più facili e naturali. Non ho un compagno con cui prediligo in assoluto giocare, negli anni sono quasi sempre riuscito ad adattarmi a chi mi giocava affianco. Cerco sempre di capire ed aiutare i miei compagni in modo che poi loro facciano lo stesso con me, aiutandomi a dare il meglio.

DOMANDA: Proprio come il suo collega Moretto fino a un mese fa tutto stava andando come sperato: lei era riuscita a inserirsi subito bene nei meccanismi della squadra ed era davanti ai suoi colleghi rivali che stanno lottando per conquistare il titolo di capocannoniere della categoria. Poi però purtroppo i legamenti della caviglia hanno subito un duro colpo e lei, oltre a ritrovarsi costretta a rimanere ferma, ha anche rischiato di finire sotto i ferri. Il rischio per fortuna è stato scongiurato, ma c'è stato un momento in cui ha temuto che la sua stagione fosse davvero finita o in fondo sentiva che prima o poi avrebbe potuto rientrare?

RISPOSTA: L'infortunio fa parte del gioco, per me è arrivato in un momento sbagliato perché stavo bene fisicamente e avevo trovato una certa continuità di prestazioni e gol (7 gol in 7 partite capocannoniere del girone). Ho temuto il peggio e la paura di intervenire chirurgicamente c'era, fortunatamente non è servito e con l'aiuto dello staff medico della società stiamo lavorando per recuperare bene e tornare il prima possibile ad aiutare la squadra per raggiungere l'obiettivo, perché stare fuori a guardare non fa proprio per me.

DOMANDA: Sempre rimanendo in tema infortunio, ora che la squadra è rimasta orfana del suo talento nel saper tramutare tutte le occasioni in gol, alla luce di quanto visto finora in compagnia del pubblico crede che il valore dei compagni si sia davvero così ridotto lì davanti o le sembra che la sua assenza non si sia fatta sentire poi molto?

RISPOSTA: La squadra è stata allestita in modo strategico, ed è per questo capace di sopperire a spiacevoli inconvenienti dei quali, in un anno calcistico, bisogna tenerne purtroppo conto. Siamo una rosa di 20 giocatori che potrebbero giocare titolari in qualsiasi altra squadra. Dopo il mio infortunio i risultati sono stati un pareggio e due vittorie, la squadra ha risposto: presente!

DOMANDA: Le considerazioni sono importanti, ma ad avere l'ultima parola è quasi sempre il campo. E allora proviamo a studiare il nuovo imminente test. Domenica a metterci in difficoltà ci sarà il Cavarzano Oltrardo, altro contendente dopo il Lovispresiano ben equilibrato che, d'accordo, non sarà generoso nel produrre gol, ma è anche piuttosto avaro nel concedere reti. Facendo finta di calarsi per un attimo nei panni di assistente aggiunto di Conte, affidandosi al suo punto di vista di esperto attaccante, in che modo consiglierebbe ai colleghi di scardinare la coriacea difesa dei prossimi avversari?

RISPOSTA: Ogni domenica è sempre una battaglia non ci sono mai partite scontate anche se sulla carta lo potrebbero essere. Agli avversari giocare contro la prima in classifica da sempre qualche motivazione in più. Noi dobbiamo guardare a noi stessi, fare la nostra partita cercando di imporre il nostro gioco sfruttando i punti di forza che abbiamo a disposizione.

DOMANDA: Concludiamo con una piccola curiosità. Facendo un po' i conti abbiamo visto che lei si è presentata all'Opitergina con un credito di ben 119 gol all'attivo, un conto che è riuscita ad arricchire ancora aggiungendo nei suoi primi due mesi in biancorosso altre 7 marcature. Il tutto grazie a una tecnica di base che rendendola un attaccante completo le potrebbe permettere, come i colleghi Furlan, Della Bianca e Gnago di giocare almeno in due categorie più alte. Se in futuro le venisse offerta l'opportunità, prenderebbe in considerazione l'ipotesi di misurarsi in un campionato ancora più impegnativo come la Serie D?

RISPOSTA: Negli anni passati mi è stato proposto, in più di un'occasione, di andare a giocare in Serie D ma per un motivo o per un altro, aggiungo anche per un po' di sfortuna, non ho mai provato questa opportunità. Ora sinceramente la vedo come una esperienza difficile da fare, perché lavorando non è semplice coniugare le due cose e diventerebbe un impegno troppo grande e difficile da gestire. Non nascondo però che mi sarebbe piaciuto provare a confrontarmi con un campionato impegnativo come la Serie D.

Luca Antonello


Fonte: OPITERGINA ALÈ

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