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VENTIRIGHE: E ORA NON CI RESTA CHE ATTENDERE (DI NUOVO)

08-12-2020 20:00 - Ventirighe

E ora non ci resta che attendere (di nuovo).

Se si trattasse semplicemente della frase con cui si apre il testo di una delle colonne sonore del videogioco Destinity 2 che si possono sentire su YouTube sarebbe anche divertente.

Peccato però che questo non sia un gioco, ma la triste constatazione ispirata da una sfida reale.

Quella di un "cattivo", il Coronavirus, il quale sembrava essere stato indebolito e che invece adesso si è rifatto sotto esercitando tutta la sua influenza.

Gli effetti dell'improvviso contropiede si stanno facendo sentire pure nel mondo del pallone.

Qui a risentirne sono state non solo le categorie professionistiche, ma soprattutto anche quelle dilettantistiche ritrovatesi costrette a far riprendere i tornei il 7 febbraio.

Un lungo intervallo che sta penalizzando molti club, tra cui l'Opitergina.

La nostra società infatti, reduce da un pesante 3-0 sferrato dal Portomansuè, stava smaltendo bene la botta di gol e insicurezza accumulate.

Ciò affidandosi a doti come un non comune senso di professionalità, impegno, determinazione ed esperienza donata da "veterani" come Florean che hanno permesso alla squadra di ritrovare grande organizzazione. Organizzazione favorita sia dall'impostazione offerta dal centrale difensivo capitan "Ciccio" Campaner, dal play De Pin e dal regista offensivo Carniello che dai recuperi dei mediani Martini e Franzin la quale è riuscita a esaltare in parte la seria disciplina impartita da mister Conte. In parte la spensieratezza di un possesso vivace. Un'andatura cioè fatta spesso di eleganti verticalizzazioni e abili scambi nello stretto. E a volte anche di decise cavalcate sulle fasce propiziate dalla corsa degli esterni Rocco e Facca e immediati lanci a ricercare le sponde delle punte Zorzetto e Cattelan. Trame che, consegnando nel bene e nel male ai ragazzi un certo equilibrio manifestatosi in 11 gol fatti e 11 subiti e piegando la Robeganese Fulgor Salzano, sembravano aver rilanciato i "leoni di Oderzo".

Già, sembrava perché poi è piombata come una doccia gelata questa seconda pausa che ha stoppato sul più bello la nuova esponenziale crescita degli opitergini.

Una sosta forzata dura da accettare poiché, spezzando il buon ritmo partita ritrovato, rischia ora di influire negativamente sulla condizione psicofisica dei giocatori.

Più che una semplice previsione, tale ipotesi pare essere una minaccia concreta denunciata anche da un contrariato mister Conte: "io sinceramente speravo che non succedesse; mi dispiace anche perché abbiamo una squadra di un certo tipo che paga un po' le soste lunghe ed eravamo in un momento in cui avevamo una condizione valida e quindi potevamo continuare a fare bene".

Tuttavia gli aspetti negativi purtroppo non finiscono qui.

Il brusco stop, impedendo agli atleti di ritrovarsi per tenere riscaldati i muscoli a causa della chiusura di Regioni e Comuni, mostra di poter danneggiarli anche durante la ripresa del campionato.

Per questo Conte e il preparatore atletico Guido Brescia, grazie al loro impegno, attenzione e passione e sfruttando le opportunità offerte dalla tecnologia, stanno riproponendo quella serie di esercizi da casa che aveva permesso all'Opitergina di presentarsi in forma anche a 7 mesi dall'interruzione dell'ultima stagione.

Dunque l'organizzazione, dimostrata nella capacità dei biancorossi di effettuare anche alcuni tamponi, appare fondamentale. Fondamentale per rimettere in moto pure uno sport che sta conoscendo un importante momento di difficoltà a livello economico come testimoniano i 7,5 miliardi di euro di fatturato perso finora dal calcio mondiale per colpa dell'epidemia.

Inoltre salvare il calcio mostra di essere necessario anche e soprattutto per poter continuare a dare a grandi e piccini una possibilità in più di divertirsi.

D'altronde mister Conte è stato molto chiaro pure su questo tema: "spero che si riprenda quanto prima perché ritengo che la condizione mentale, lo sport e lo svago siano essenziali per l'essere umano. [...]. Credo che tutte le soste non facciano bene al calcio, ma neanche alle persone che vivono di questo. Ritengo che togliere lo sport lo svago rischia di far ammalare più gente che la malattia stessa".

A leggere queste dichiarazioni sembra di sentire un paradosso.

Eppure mai come ora tali parole appaiono essere più vere.

Il nostro Paese infatti vanta una ricca tradizione pallonara capace di rendere il calcio lo sport più praticato.

Cultura che, unendo l'eccitante passione trasmessa dalle prodezze e imprese compiute in campo al romantico fascino delle storie personali a volte raccontate da qualche atleta, è riuscita a conquistare l'interesse di un notevole numero di italiani. Come precisa il sondaggio interattivo "Statista" tratto dal sito "Calcio e Finanza", attualmente sono ben 19 milioni (il 37% della popolazione) i fedelissimi italiani che leggono articoli e vanno a caccia di notizie più volte alla settimana. Perciò chiudere definitivamente le porte degli stadi significherebbe lasciare a casa un gran numero di persone che lavorano in tale mondo.

Significherebbe impedire a tantissimi bambini di inseguire i loro sogni giocando insieme.

Significherebbe rinunciare a un passatempo che può aiutare, pur solo per qualche ora, ad alleviare le fatiche di questo periodo difficile.

Togliere una disciplina in grado di diventare un preziosissimo mezzo capace di promuovere importanti valori sociali. E unire la gente permettendo di condividere gioia e passione.

Senza contare che continuare a giocare a calcio, in ultima analisi, aiuta a rafforzare il fisico riducendo le probabilità di contrarre il Coronavirus. O di sconfiggerlo più velocemente come stanno dimostrando proprio alcuni giocatori come Ibrahimovic.

Insomma, la speranza è che, chi ha la responsabilità, armandosi della propria esperienza e buona volontà riesca a proteggere il calcio tenendo a bada il "cattivo" Coronavirus così da continuare a far riecheggiare la divertente colonna sonora dello spettacolo e vincere la reale sfida.

Nel frattempo a noi non resta che attendere (di nuovo)...

Luca Antonello


Fonte: USD OPITERGINA

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